una graduale riduzione del ritmo degli acquisti di titoli di stato, pur mantenendo  
					un orientamento espansivo e flessibile - con tassi di interesse su livelli pari o inferiori  
					a quelli, minimi, del 2021 - in relazione all’evoluzione di un quadro  
					macroeconomico altamente incerto. Secondo le previsioni dell’Eurosistema,  
					l’inflazione si porterebbe al 3,2% nel 2022, per poi riscendere all’1,8 % nel 2023 e  
					nel 2024, un livello prossimo all’obiettivo di stabilità dei prezzi nel medio termine  
					del 2%.  
					In Italia, la crescita del PIL - pari a 6,3% secondo gli ultimi dati ISTAT - è proseguita  
					a un ritmo elevato anche nel terzo trimestre del 2021, salvo poi rallentare nel  
					quarto, a causa della nuova ondata pandemica e delle persistenti difficoltà di  
					approvvigionamento delle imprese. Guardando all’intero anno, il rimbalzo (-8,9%  
					il PIL 2020) è stato sostenuto soprattutto dai consumi delle famiglie, con la spesa  
					in servizi (es. commercio, trasporto e turismo) che ha ripreso vigore dalla  
					primavera, favorita dall’allentamento delle misure restrittive che erano state  
					adottate nelle fasi più acute della pandemia.  
					La variazione dei prezzi al consumo ha raggiunto livelli elevati (+4,2% a dicembre)  
					accelerando a partire dall’estate sulla scia di un marcato aumento dei prezzi di  
					gas ed elettricità, con la componente energetica che ha toccato quasi il 30% di  
					incremento sull’anno precedente. In termini prospettici, analisti e imprese  
					italiane si attendono un’inflazione su livelli superiori al 3% fino al 2023, con  
					aspettative probabilmente influenzate dai recenti forti rincari energetici.  
					Sul mercato del lavoro italiano, la ripresa della domanda di lavoro si è tradotta  
					in un aumento delle ore lavorate (+1,4%) e in una riduzione del ricorso agli  
					strumenti di integrazione salariale. Si è confermata la ripresa dell’occupazione  
					nei servizi privati, sospinta dal commercio e dal turismo, mentre nel complesso  
					del comparto industriale l’incremento è stato più moderato. Nell’anno, il tasso di  
					disoccupazione è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi al 9,4%.  
					In termini di offerta del credito, il persistere di un sostenuto incremento dei  
					finanziamenti alle famiglie si contrappone a un andamento del credito alle  
					imprese che, seppure in recupero, rimane stagnante. Nonostante la ripresa  
					dell’attività economica, la dinamica dei prestiti alle imprese resta infatti  
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